Ciao ragazzi sono Freel – Anguilletta giramondo e questa sezione è interamente dedicata a voi!

Il mio intento è di offrivi tanti spunti divertenti ed educativi al tempo stesso per vivere il fiume nella maniera più civile e sostenibile per l’ambiente e la biodiversità. Quindi….avanti fate la vostra parte insieme a Freel Anguilletta giramondo!

Ragazzi!! Non dimenticate che potrete partecipare con la vostra classe alla visita guidata presso l’incubatoio ittico di Porto della Torre (Somma Lombardo), durante la quale vi sarà illustrato il funzionamento dell’incubatoio ittico, uno dei più attivi e produttivi nella provincia di Varese, e dove potrete partecipare ad una lezione sulla fauna ittica selvatica e sui problemi ambientali che ne minacciano la conservazione, in primis la frammentazione fluviale, con laboratori didattici e altre attività pratiche. Potrete osservare i piccoli abitanti del fondo dei corsi d’acqua (hai mai sentito parlare del benthos?) o leggere al microscopio quanti anni ha un pesce o giocare con i vostri compagni al gioco dell’Oca.

Contattate la FIPSAS con la vostra insegnante per una visita all’Incubatoio!

Le immagini dell’incubatoio e dell’aula didattica da poco ultimata

Ecco a voi ragazzi alcuni divertenti giochi sul tema dell’ecologia acquatica e dell’ittiologia, scarica i pdf e divertiti con i tuoi amici!!!

Metti in gioco le tue conoscenze sui pesci…fai scorrere lo slider e gioca ad indovina chi!!!

E adesso…vi faccio ridere un po’ con le mie eco-barzellette!

“Qual e’ l’amaro preferito dai pesci? Il Fernet Branchia”

“Quando si ama davvero le parole non servono (così disse il pesciolino alla pesciolina)”

” Perché i pesci hanno le spine?” “Perché nel fiume c’è la corrente”

“Colmo di un pesce: perdersi in un bicchiere d’acqua”

“Come si chiama l’insegnante di storia dei pesci? Storione”

“Ho visto pescatori morire di fame perché non sapevano che pesci pigliare”

La maestra a Pierino: “Pierino qual è l’animale che cresce più in fretta del mondo?” e Pierino: “il pesce signora maestra” e lei: “perché il pesce Pierino?” e lui: “perché ogni volta che mio padre racconta del pesce che ha pescato si allunga di 10 centimetri!”

“Chuck Norris può pescare un pesce spada estraendolo da un pesce roccia”

“Sei così silenzioso che potresti fare da interprete ai pesci!”

“L’Alice e’ un piccolo pesce che vive nel mare delle meraviglie?”

“AMO” è la parola più pericolosa per il pesce e per l’uomo… (Groucho Marx)

“Qual è il pesce che starnutisce di più? L’acciù-ga”

“Sapete perché i pesci-gatto muoiono di fame? Perché non esistono i pesci-topo”

“Cosa scrive sulla porta il dentista degli squali quando va a bere un caffè? Tonno subito”

“Un bambino sulla riva del Ticino, sta pescando con un manico di scopa”

Dopo un poco passa un tizio e gli chiede:

– “Cosa stai facendo?”

Il bambino risponde che sta facendo la pesca alla trota col manico di scopa.

Il tizio molto sorpreso gli domanda:

– “Peschi le trote con un manico di scopa, senza filo e senza amo? Ma i pesci abboccano?”

Il bambino tutto contento gli risponde:

– “Certo che abboccano, tu sei già il sesto”.

QUANTI PESCI CI SONO NEL MARE? di Gianni Rodari

Tre pescatori di Livorno

disputarono un anno e un giorno

per stabilire e sentenziare

quanti pesci ci sono nel mare.

Disse il primo: “Ce n’è più di sette,

senza contare le acciughette”.

Disse il secondo: “Ce n’è più di mille,

senza contare scampi ed anguille”.

Il terzo disse: “Più di un milione!”.

E tutti e tre avevano ragione.

PESCI PESCI di Gianni Rodari

Pescatore che vai sul mare

quanti pesci puoi pescare?

Posso pescarne una barca piena

con un tonno e una balena,

ma quel ch’io cerco nella rete

forse voi non lo sapete:

cerco le scarpe del mio bambino

che va scalzo, poverino.

Proprio oggi ne ho viste un paio

nella vetrina del calzolaio:

ma ce ne vogliono di sardine

per fare un paio di scarpine…

Poi con due calamaretti

gli faremo i legaccetti!

PESCI FUORI! di Matteo Gubellini

IL PESCE-BIRO

Se trovi parole scritte un po’ male

sulla sabbia del fondale

è il pesce biro che va in giro

a scrivere versi per la sua bella,

dimenticando che la corrente

continuamente

passando li cancella.

IL PESCE-FIORE

Ecco un prato

con un fiorellino,

ma il prato

non è un prato:

è un fondale marino.

E il fiore

non è un fiore:

è proprio un pesciolino.

IL PESCE-BOTTIGLIA

Quale meraviglia

nel mondo marino?

Il pesce-bottiglia

che aspetta un bambino.

Cos’è che tintinna

per la gran fretta?

La piccola pinna

del pesce-bottiglietta.

IL PESCE-TROMBA

In tutto il mare un suono rimbomba

e giunge delle volte anche in superficie,

è la strana musica del pesce-tromba

che quando scoreggia pare felice.

Il suono che invece non si sente

è la musichina del pesce-trombetta,

che soffia, soffia ininterrottamente

ma quello che gli riesce è solo una puzzetta.

LA TROTA

La trota

si aggancia

una ruota

alla pancia

per fare

sul fondo

le gare

col rombo.

In questa sezione potrai scaricare materiale per approfondire alcune delle tematiche affrontate nel Progetto Acquanegra. Ad esempio, potrai scoprire il fantastico mondo dei pesci e dell’ecosistema fluviale.

L’aspetto esteriore di un pesce, la struttura e posizione della bocca, la localizzazione delle pinne o la presenza di spine sono alcune delle caratteristiche che variano con la specie. La nostra lunga storia evolutiva prodotto numerosissime variazioni che ci hanno permesso di occupare pressoché tutti gli habitat acquatici!

La forma esterna del pesce riflette il suo stile di vita e l’habitat che occupa. Ad esempio i predatori hanno una forma affusolata con forte muscolatura ed una coda particolare per nuotare veloci e cacciare la preda. I predatori da posta, come il Luccio, hanno invece corpo grosso, testa schiacciata,grande bocca, pinne dorsali e anali nella parte posteriore del corpo e pinna caudale larga. Visti di fronte, questi pesci hanno una piccola sezione e non appaiono “grossi pesci” alle loro potenziali prede: ciò permette loro, anche grazie alla loro colorazione “mimetica”, di essere meno visibili per lungo tempo prima di piombare sulla preda con un veloce scatto,reso possibile dalla dimensione e dalla posizione delle pinne. I pesci di fondo, al contrario, hanno il corpo appiattito almeno ventralmente e spesso sono dotati di barbigli, capo appiattito e bocca estensibile per succhiare le prede dal sedimento.

Sono le pinne i nostri organi di locomozione! Le pinne pettorali e ventrali sono pari ed hanno funzione di stabilizzatori e freni, mentre le impari sono distinte in dorsali, anale e caudale. Nella trota e nel pesce gatto, oltre ad una prima pinna dorsale ben sviluppata, a circa a metà dorso ne compare una seconda, piccola e priva di raggi, detta “adiposa”. Nei Ciprinidi la pinna dorsale è unica, mentre nei pesci come il Persico reale, il Persico trota e il Persico trota è divisa in una parte anteriore con raggi spiniformi ed una posteriore con raggi molli. La pinna caudale si trova alla fine del corpo e la sua forma dipende dal sistema di nuoto: i predatori hanno la coda forcuta perché devono essere ottimi nuotatori, a differenza dei pesci di fondo e della maggior parte dei pesci di superficie, che hanno caudali arrotondate, squadrate o leggermente forcate.

Per muoverci verticalmente lungo la colonna d’acqua, usiamo invece la “vescica natatoria”, un sacco contenente gas (azoto, anidride carbonica, ossigeno) posizionato al di sotto della colonna vertebrale.

Per la maggior parte, noi pesci d’acqua dolce siamo “pesci ossei” cioè con scheletro ossificato.

Per respirare non abbiamo i polmoni ma usiamo le “branchie”, delle strutture a lamelle protette da una specie di coperchio, detto opercolo, che si apre e si chiude sincronizzandosi con i movimenti della bocca; grazie a questi movimenti, l’acqua entra dalla cavità orale ed esce da quella branchiale, dove avviene la cattura dell’ossigeno.

Siamo eterotermi, cioè la nostra temperatura interna dipende da quella esterna, per questo veniamo detti “animali a sangue freddo”.

La nostra pelle è generalmente rivestita da scaglie ossee, tranne che sul capo e sulle pinne, ed è ricca di cellule che producono “muco” per proteggerci dalle infezioni; le scaglie possono essere di due tipi e sono denominate cicloidi se hanno il margine posteriore liscio (Ciprinidi, Salmonidi, Luccio), ctenoidi se dentellato (Persico).

Molti di noi sono dotati del “sistema della linea laterale”, un insieme di canali che percorre i fianchi dal capo alla coda, collegati con i nervi e in comunicazione con l’esterno attraverso dei fori (visibili), grazie al quale sentiamo le vibrazioni e le variazioni di pressione.

Ecco come siamo fatti:

Il nostro ciclo biologico

Noi pesci delle acque dolci italiane siamo generalmente “ovipari”, cioè deponiamo le uova che vengono fecondate esternamente. Fa eccezione un piccolo pesce “alloctono”, proveniente dal nord America: la gambusia, che invece è “ovovivipara”, perché fa schiudere le uova dentro il suo ventre.

Alcuni pesci, come la trota, depongono poche uova, di grandi dimensioni, ricche di sostanze nutritive perché devono schiudere in ambienti poveri di cibo; altre specie come quelle della famiglia dei Ciprinidi, invece, depongono uova piccole ma numerosissime, sai perché?Vivendo in ambienti più “affollati”, i giovani ciprinidi sono soggetti a elevata predazione, per questo più sono, minore è la probabilità che vengano mangiati; inoltre, le uova possono essere piccole perché schiudono in un ambiente in cui la disponibilità di cibo è grande.

Al momento della schiusa, dall’uovo esce una piccola larva, dotata del “sacco vitellino”, un sacco che contiene sostanze nutritive che garantiscono la sopravvivenza del piccolo pesce finché esso non è in grado di alimentarsi autonomamente. il ciclo biologico, infine, si chiude quando il giovane pesce matura ed è in grado a sua volta di deporre le uova o gli spermatozoi e quindi di riprodursi.

Noi pesci delle acque dolci italiane siamo abbastanza indipendenti, infatti le cure parentali sono un’eccezione di specie come il pesce gatto o il persico trota: noi lasciamo le nostre piccole larve vivere la loro vita senza preoccupazioni!

A seconda del tipo di substrato prescelto per la deposizione delle uova, ci distinguiamo in specie litofile, che depongono le uova sui sassi e specie fitofile, che depongono invece sulle piante acquatiche.

Ma cosa mangiamo?

La nostra dieta varia molto da specie a specie: c’è chi mangia solo il plancton (planctofago), chi ama il macrobenthos (bentofago), chi si nutre di piante acquatiche (fitofago), chi preda altri pesci (ittiofago) e chi invece non fa distinzione e mangia di tutto (onnivoro)!

In rapporto alle abitudini alimentari, abbiamo degli adattamenti specifici nella forma e grandezza della bocca, dei denti, delle branchie e del sistema digestivo. Ad esempio, la bocca c’è chi ce l’ha “supera” (rivolta verso l’alto), “infera” (rivolta verso il basso) o “mediana” (terminale)…secondo te cosa mangiano?

E quanto cresciamo?

Anche se cresciamo molto più rapidamente nei primi anni, a differenza di voi umani noi pesci cresciamo per tutta la vita!

Nella stagione fredda, per la scarsità del cibo e per il rallentamento delle attività, tuttavia la nostra crescita diminuisce. Tu non lo sai ma questo rallentamento è visibile anche nelle scaglie se le guardi al microscopio!

Le nostre scaglie(le squame ce le hanno i rettili!) sono formate da anelli concentrici, detti “circoli”,che in alcune zone sono più ravvicinati, quasi a fondersi; queste aree, dette “annuli”, indicano appunto i momenti invernali di minore accrescimento. Dalla lettura del numero di annuli è quindi possibile determinare il numero di inverni che ho trascorso e quindi la mia età!

Noi pesci siamo sempre in movimento!

Salvo rare eccezioni, noi pesci non siamo dei pigroni! Sono poche, infatti, le specie sedentarie, cioè che rimangono in una stessa area per tutto il corso della loro vita. La maggior parte effettua movimenti, più o meno lunghi, su scala diversa nel corso della loro vita. Questi possono essere piccoli spostamenti locali e legati alla ricerca del cibo o al ciclo riproduttivo, oppure possono essere vere e proprie migrazioni tra ambienti differenti.

Alcune specie, come la Cheppia, gli Storioni e il Salmone, sono dette anadrome, perché si accrescono in mare ma al momento della maturità sessuale migrano verso le acque interne per riprodursi. Viceversa, specie come l’anguilla, dette catadrome, svolgono la  fase di crescita nelle acque dolci ma per riprodursi migrano verso il mare.

Oltre a noi “grandi migratori”, in grado di percorrere distanze lunghissime, altre numerose specie si spostano, spinte da esigenze diverse, per tratti più piccoli. A questa categoria appartengono specie come la Trota marmorata e la Trota fario, che compiono brevi spostamenti giornalieri per raggiungere i luoghi di alimentazione, e che in autunno, all’approssimarsi del periodo di frega, effettuano spostamenti verso le zone monte per raggiungere torrenti e piccoli rii, con acque relativamente basse e fondali ghiaiosi, dove potersi riprodurre. Anche alcune specie che normalmente vivono in lago compiono migrazioni verso i corsi d’acqua: la trota di lago, per esempio, risale per lunghi tratti gli immissari in cerca di zone di riproduzione; anche alcuni Ciprinidi, come il cavedano, la lasca, i barbi e l’alborella, o specie appartenenti ad altre famiglie, come la bottatrice, risalgono i tributari durante il periodo di frega.

Io sono un pesciolino proprio speciale

Aristotele e Plinio il Vecchio erano convinti che noi ci generassimo spontaneamente dal fango tanto è misterioso il nostro ciclo vitale! Nel 1777 u

no scienziato italiano osservò una femmina sessualmente matura ma solo nel 1824 venne ritrovato un esemplare maschio. Nel 1896 due naturalisti, sempre italiani, scoprirono il “leptocefalo” ma solo nel 1904 si scoprì che questo strano e piccolo pesciolino altri non è che lo stadio larvale della mia specie. Infine, venne individuata nel Mar dei Sargassi (una porzione di Oceano Atlantico compresa fra gli arcipelaghi delle Grandi Antille e le Azzorre) l’unica zona delle nostre deposizioni. Sai cosa vuol dire? Che per riprodurci, una volta raggiunta la maturità, percorriamo migliaia e migliaia di chilometri e che tutte le anguille d’Europa si riproducono nello stesso posto! Strano vero?

La deposizione delle uova avviene in primavera, ad una temperatura di circa 11 °C, e al riparo dai predatori delle acque più basse ad una profondità di circa 450 metri. Durante l’estate allo stadio di piccola larva marina, trasparente e a forma di foglia di salice, chiamata”leptocefalo”, saliamo in superficie e ci immettono nella Corrente del Golfo, dalla quale ci lasciamo pacificamente trasportare per circa 3-4 anni! Una volta raggiunte le coste europee subiamo una prima trasformazione e allo stadio di “cieche” iniziamo quindi la risalita dei corsi d’acqua, compiendo lunghe migrazioni che a volte possono coprire centinaia di chilometri, e gradualmente ci trasformiamo in belle e giovani anguille, che prendono il nome di “ragani“.È proprio nelle acque dolci che mangiamo, cresciamo e diventiamo grandi. Le femmine possono crescere fino a 120 – 150 cm (e quando superano i 50 cm prendono il nome di “capitoni”) mentre i maschi sono più piccoli e raramente superano i 50 cm!

Una volta diventati adulti subiamo una nuova trasformazione, da “anguille gialle” ad “anguille argentine” (e non perché passiamo le vacanze in Argentina!): la pelle da verde-bronzo con riflessi gialli diventa argentea per mimetizzarsi con le profondità oceaniche, gli occhi diventano più grandi per vedere meglio nelle acque buie e profonde, e anche il nostro interno cambia per sopportare nuovamente l’acqua salata, oltre ad accumulare più grasso per affrontare il lungo viaggio. A questo punto siamo pronte per una migrazione lunga oltre 7000 km!

Poiché ci riproduciamo in mare e ci accresciamo in acqua dolce ti ricordi come siamo classificate?Siamo una specie catadroma!

Abbiamo anche altre caratteristiche particolari: siamo in grado di percepire l’odore del cibo anche ad una cinquantina di metri di distanza e riusciamo a riconoscere l’acqua in cui si siano trovate altre anguille! E non finisce qui…siamo in grado di sopravvivere a lungo fuori dall’acqua perché i nostri opercoli si possono chiudere ermeticamente e lasciare le  branchie in un ambiente umido, come se fossero ancora in acqua!

In Italia, la mia popolazione è in forte diminuzione a causa degli sbarramenti (soprattutto dighe) che ci impediscono la risalita verso i tratti alti di fiumi e torrenti. Per questo tutti i progetti di “deframmentazione” sono molto importanti per me e i miei compagni!

L’ecosistema fluviale è l’insieme dell’ambiente acquatico del fiume, cioè della sua parte non vivente (acqua, sassi, ecc…) e degli organismi acquatici animali e vegetali che vi abitano (alghe, piante acquatiche, insetti, crostacei, pesci, ecc…).

Poiché dalla sorgente alla foce il fiume spesso muta completamente le sue caratteristiche, esso può essere suddiviso in alcuni “tratti”, cioè in zone che mostrano caratteristiche abbastanza simili dal punto di vista della struttura e degli organismi che le popolano. Nonostante questa suddivisione, tuttavia, i corsi d’acqua costituiscono un “continuo”, dove i tratti di valle (cioè quelli più in basso) sono costantemente influenzati dalle condizioni dei tratti a monte (cioè quelli più in alto)! Per questo è importante che tutte le zone di un fiume siano mantenute naturali, così noi pesci possiamo vivere in salute e spostarci tranquillamente lungo il corso d’acqua, la nostra casa!

Il fiume, quindi, è una “successione di ecosistemi” tra loro interconnessi.

Ecco come cambiano le caratteristiche di un fiume da monte a valle:

Tratto montano: vicino alla sorgente il fiume è ancora di piccole dimensioni e scorre lungo versanti montuosi con grande velocità e acque molto turbolente e fredde, capaci di scavare profonde gole e formare cascate.

Tratto di fondovalle: scendendo verso valle il fiume diventa più largo e profondo e quindi aumenta la sua portata (cioè la quantità di acqua). Il substrato, cioè il materiale che ricopre il fondo, è costituito da ciottoli; le acque sono fresche e ricche di ossigeno; la velocità della corrente diminuisce e con essa la turbolenza.

Tratto di pianura: in pianura il fiume rallenta di molto la sua corsa e si arricchisce delle acque dei suoi affluenti, che ne aumentano di molto la portata. Le acque si riscaldano, l’ossigeno disciolto nell’acqua diminuisce e aumentano le sostanze nutrienti.

Questi tratti sono disposti in successione, con ampie zone con caratteristiche intermedie che le forme di vita possono frequentare liberamente, fino a trovare gli ambienti più adatti alle proprie esigenze: alcune specie di pesci si adattano molto bene a vivere in più zone, mentre altre hanno necessità così particolari da adattarsi e frequentare una sola zona. Per esempio la mia amica trota marmorata è un pesce che vive nel tratto di fiume di fondovalle, che dagli studiosi viene denominato “zona inferiore dei salmonidi”. Questa suddivisione del fiume in tratti in dipendenza delle specie di pesci più adattate agli stessi è chiamata “zonazione ittica” e comprende queste zone:

Zona dei Salmonidi: questa zona è poco ospitale per noi pesci, solo poche specie come la Trota fario e lo Scazzone riescono a vivere nei tratti più alti  mentre più a valle è il regno dei miei amici Trota marmorata e del Temolo. La zona dei Salmonidi è caratterizzata da acqua dolce, limpida e ben ossigenata, corrente molto veloce, con fondo a massi, ciottoli o ghiaia grossolana e scarsa presenza di piante acquatiche.

Zona dei Ciprinidi a deposizione litofila: qui sono tipiche quelle specie appartenenti alla famiglia dei Ciprinidi che depongono uova e spermatozoi sulla ghiaia, come il Barbo comune, il Barbo canino e il Vairone. Questa zona è caratterizzata da acqua dolce discretamente ossigenata, corrente veloce, alternata a zone dove l’acqua rallenta e la profondità è maggiore, fondo con ghiaia fine e sabbia e moderata presenza di piante acquatiche.

Zona dei Ciprinidi a deposizione fitofila: in questa zona la fanno invece da padroni le specie che depongono sulle piante acquatiche, come Tinca, Scardola, Triotto… Il tratto è caratterizzato da acqua dolce frequentemente torbida e solo poco ossigenata, bassa velocità della corrente, fondo fangoso e abbondanza di piante acquatiche.

La VEGETAZIONE DELLE RIVE (RIPARIA) può comprendere una grande varietà di piante, da quelle palustri, alle piante erbacee, agli arbusti e agli alberi, ed è molto importante per l’ecosistema di un corso d’acqua per le numerose funzioni che svolge:

    • FORNISCE ENERGIA. Le foglie, tutto il materiale organico che compone le piante ed anche gli insetti che se ne nutrono, cadendo in acqua entrano nella catena alimentare del fiume.
    • FORNISCE RIFUGIO PER I PESCI, grazie all’ombra prodotta sulla superficie dell’acqua e/o alle radici e rami sommersi.
    • INFLUENZA LA TEMPERATURA DELL’ACQUA. La copertura vegetale delle sponde garantisce l’ombreggiatura del corso d’acqua,impedendo durante il giorno un eccessivo riscaldamento delle acque per effetto dei raggi solari e rallentando il raffreddamento di notte.
    • RENDE PIU’ STABILI LE SPONDE. Previene l’erosione e dunque evita frane e inondazioni; in particolare quest’azione è compiuta dalle radici delle piante.

In un fiume naturale esistono numerosi  ripari utili ai pesci per sottrarsi a condizioni ambientali avverse e/o ai predatori. La loro presenza è fondamentale per la sopravvivenza della fauna ittica. Ciascuna specie ha le sue preferenze in fatto di rifugi: per esempio una piccola pozza laterale di torrente, profonda pochi centimetri è adatta a nascondere solo gli avannotti di trota,mentre una buca profonda e con grandi massi costituisce un ottimo riparo per gli adulti della stessa specie.

Quali tipi di rifugio utilizzabili dai pesci riesci a individuare o immagini siano presenti nel punto in cui ti trovi, osservando il fiume?

    • RIFUGI DALLE PIENE. In caso di portate eccezionalmente elevate, la presenza di rifugi particolarmente resistenti alla corrente (grandi massi) diviene fondamentale perché i pesci non vengano trascinati a valle.
    • RIFUGI PER SOTTRARSI AI PREDATORI. Sono costituiti da tutti gli elementi che riparano i pesci dalla vista dei loro predatori.
    • RIFUGI PER RIPARARSI DA TEMPERATURE TROPPO ALT E O TROPPO BASSE. La vegetazione riparia ha un ruolo fondamentale nell’ombreggiatura dell’alveo; la profondità dell’acqua è un altra caratteristica che modifica la temperatura dell’acqua.
    • RIFUGI NEI CONFRONTI DELLA VELOCITÀ DI CORRENTE. Sono costituiti da tutti gli ostacoli presenti nel letto del fiume.

Se guardi attentamente e con un po’ di pazienza il fondo di un corso d’acqua, oppure raccogli velocemente un sasso dal letto del fiume e lo osservi con attenzione, potrai scorgere dei piccoli animaletti che nuotano, camminano o strisciano. Questi sono vermi, lumachine, planarie e diverse larve di insetto che insieme vanno a formare la fauna macrobentonica, cioè gli animali invertebrati con dimensione superiore a 1 mm che vivono sul fondo del fiume.

Essi sono organismi importanti L’importanza ecologica dei macroinvertebrati dipende essenzialmente dal fatto che essi rappresentano un elemento importantissimo nella catena alimentare, perché costituiscono il principale nutrimento di molte specie di pesci.

I macroinvertebrati comprendono animali con abitudini alimentari anche molto differenti: i raschiatori si cibano delle alghe microscopiche che ricoprono i sassi; i raccoglitori si nutrono filtrando o raccogliendo particelle di sostanza organica; i trituratori sminuzzano i detriti vegetali per ingerirli; infine anche tra i macroinvertebrati esistono i predatori. Ciascuna di queste abitudini alimentari richiede particolari specializzazioni, sia a livello fisico, sia per quanto riguarda la scelta degli habitat.

Come avrai notato hanno forme, dimensioni e comportamento diversi l’uno dall’altro, ma tutti con l’unico problema di resistere alla corrente. Per questo hanno sviluppato le più svariate forme, ognuna efficace: alcuni hanno corpo sottile e uncini per offrire meno resistenza all’acqua ed ancorarsi al substrato (sono così alcune larve degli  Efemerotteri e dei Plecotteri), altri hanno invece involucri che fungono da casetta e zavorra, fatti di sassolini o pezzettini di legno (li fanno alcuni Tricotteri); Ditteri e Simulidi, con l’aiuto di organi adesivi si ancorano ai sassi mentre le planarie strisciano appiattite sul fondo.

I macroinvertebrati hanno una funzione molto importante anche per l’uomo perché sono ottimi bioindicatori: i naturalisti studiano la composizione della loro comunità per determinare lo stato di salute del fiume o torrente dove essi vivono poiché le diverse specie sono sensibili in maniera differente all’inquinamento. Se, analizzando il fondale di un fiume, si trovano soltanto animali molto tolleranti all’inquinamento e risultano assenti quelli appartenenti a gruppi più sensibili, è probabile che il corso d’acqua sia inquinato.

Raccogli i macroinvertebrati acquatici e prova a riconoscerli

Dopo avere raccolto, con l’aiuto del tuo insegnante, qualche macroinvertebrato dal fondo del fiume (nascosto tra i sassi o sotto i ciottoli sommersi), prova a riconoscerne qualcuno con l’ausilio di una lente di ingrandimento e dello schema proposto alla pagina seguente. Rispondi alle domande seguendo le direzioni indicate dalle frecce e in base alle tue risposte potrai dare un nome agli organismi che hai trovato! Annota i gruppi faunistici di macroinvertebrati riconosciuti da te e dai tuoi compagni (Crostacei, Bivalvi, Gasteropodi, Irudinei, Oligocheti, Ditteri, Nematodi, Tricladi, Tricotteri, Coleotteri, Odonati, Efemerotteri, Plecotteri, Eterotteri). Clicca qui per scaricare le chiavi di riconoscimento!

Adesso conta quanti Efemerotteri, Tricotteri e Plecotteri avete raccolto e riconosciuto.

Se il loro numero complessivo (n° di Efemerotteri +n° Tricotteri +n° Plecotteri) è maggiore del resto dei macroinvertebrati allora la qualità biologica del fiume con buona speranza può definirsi buona!

Se invece Efemerotteri + Tricotteri + Plecotteri sono in numero inferiore all’insieme di tutti i restanti gruppi faunistici rinvenuti, allora questo potrebbe indicare che la qualità dell’acqua del fiume non è ottimale. In questo caso occorrerebbero comunque indagini scientifiche da parte di operatori esperti.

Può sembrare banale, ma per garantire condizioni favorevoli ai pesci, bisogna salvaguardarne gli habitat e le esigenze vitali! Ma spesso l’uomo se ne dimentica…I pesci infatti non stanno bene in corsi d’acqua cementificati, anche se l’acqua è di ottima qualità!

Ma per fortuna nel 2000 l’Unione Europea decise che per valutare lo stato ecologico dei corsi d’acqua, bisogna ascoltare il parere di tutte le comunità viventi (animali e vegetali), ed anche allargare lo sguardo a tutto il corridoio fluviale!

Per i pesci, dotati di una grande mobilità, è essenziale che siano salvaguardate le aree di alimentazione, i rifugi dai predatori, i ripari dalla corrente troppo veloce, le zone di frega (dove riprodursi) e le zone di sopravvivenza (ad esempio buche per i periodi di magra o secca e vie di fuga in caso di piene o inquinamenti). Questi habitat possono essere vicini a quelli quotidiani o anche a notevole distanza, ma devono essere raggiungibili nel momento del bisogno: per questo una delle principali minacce alla conservazione della biodiversità è la frammentazione degli habitat.

Per contrastare tale minaccia è possibile realizzare dei “corridoi ecologici” che, collegando habitat isolati, permettono alle popolazioni animali di spostarsi e aumentare quindi le loro possibilità di sopravvivenza. Il gruppo di vertebrati più numeroso è rappresentato dai pesci, i cui unici corridoi ecologici percorribili sono i fiumi; purtroppo, nell’ultimo secolo queste vie d’acqua hanno subito tra le tante alterazioni anche un’intensa frammentazione a seguito della realizzazione di numerose opere trasversali, contribuendo all’estinzione o al declino di numerose popolazioni ittiche. Per contrastare questa reale minaccia possono essere realizzati alcuni interventi di deframmentazione, complessi e costosi soprattutto sui grandi fiumi, che consistono nei cosiddetti “passaggi artificiali per pesci”.

Ma l’uomo rappresenta una minaccia per la fauna ittica anche distruggendo gli habitat e la diversità ambientale di un ambiente acquatico.

I tanti interventi realizzati, per lo più nel passato, sui corsi d’acqua al fine di governarne le acque, attraverso arginature con andamento rettilineo, cementificazione dei fondali e altre opere realizzate in cemento, hanno profondamente cambiato molti dei nostri fiumi, trasformandoli in canali, tutti molto simili e poco adatti ad ospitare la grande varietà di forme viventi che naturalmente li popolavano.

Anche le rive vengono spesso degradate, attraverso la rimozione della vegetazione riparia, per “pulire” il fiume e fare spazio all’uomo. Ma questa pratica comporta seri danni all’ecosistema fluviale perché interrompe la continuità con l’ambiente di riva, riduce il grado di ombreggiatura, determinando un aumento della temperatura delle acque,rende le sponde meno stabili e consolidate (e che quindi franano molto più facilmente!)e riduce la disponibilità di rifugi per i pesci in alveo, che in un fiume naturale vengono offerti dai rami e tronchi che cadono in acqua.

Un altro grave problema per i nostri fiumi è rappresentato dalle “alterazioni idrauliche“. Molti corsi d’acqua sono interrotti da dighe e opere di captazione delle acque per scopi idroelettrici (per produrre energia elettrica) e irrigui (per dare acqua ai campi coltivati). Le variazioni delle portate (cioè la quantità d’acqua che passa nell’unità di tempo in una sezione del fiume) non sono più influenzate da fattori naturali, quali piogge o scioglimento della neve, ma dalla richiesta di energia elettrica e di coltivazione.

Per fortuna, oggi c’è una legge che obbliga chiunque sfrutti le acque a rilasciarne una certa quantità chiamata Deflusso Minimo Vitale, che dovrebbe garantire il mantenimento delle diverse forme di vita all’interno degli ecosistemi fluviali.

Non dimentichiamoci poi del famoso fenomeno dell’inquinamento, che spesso modifica le caratteristiche dell’acqua al punto da renderla inadatta al consumo da parte degli esseri viventi! Esistono vari tipi di inquinamento di origine umana:

    • inquinamento domestico: quello proveniente dallo scarico delle fogne urbane che raccolgono residui organici, saponi, detersivi e rifiuti di varia natura;
    • inquinamento agricolo: provocato da un intenso e prolungato uso di fertilizzanti, concimi chimici e pesticidi, che finiscono nel sottosuolo o nei fiumi e giungono, attraverso la catena alimentare, fino all’uomo;
    • inquinamento termico: dovuto all’immissione, nei fiumi e nei torrenti, dell’acqua calda usata per raffreddare gli impianti industriali o le centrali termoelettriche;
    • inquinamento industriale: dovuto all’immissione di sostanze chimiche non biodegradabili nelle acque dei fiumi, dei laghi e dei mari.

Da ormai oltre 10 anni, si è per fortuna diffuso il concetto che i corsi d’acqua devono essere RIQUALIFICATI e cioè deve esserne ripristinata la naturalità dell’habitat, riproducendone la diversificazione delle forme e degli elementi naturali che lo compongono, non solo per motivi ecologici ma anche per la sicurezza pubblica.

Infine, non si può tralasciare un’altra problematica che affligge le nostre acque, ben più subdola, la diffusione di specie alloctone “aggressive” che arrivano da corsi d’acqua lontani (esotici) e che vengono introdotte in ambienti dove non erano presenti prima.

I pesci introdotti possono mangiare i pesci locali (predazione) oppure possono consumare tutto il cibo non lasciando più la risorsa alimentare per i pesci locali o possono occupare i loro rifugi, rappresentando una seria minaccia per le specie native.

Ecco una scheda per studiare il fiume osservandolo a fondo e per capire quanto naturale o artificializzato è!

Il Torrente Acquanegra nasce come emissario del Lago di Monate nel comune di Travedona a 266 m s.l.m. e, dopo aver percorso 11,6 km con una pendenza media dello 0,6% ed aver ricevuto l’apporto di un ristretto numero di piccoli affluenti, esso si immette nel Lago Maggiore, presso la località Cascina Levorascio nel comune di  Ispra, a 193 m s.l.m.

Il torrente scorre nell’alta pianura alluvionale attraversando un territorio piuttosto antropizzato e coperto soprattutto da boschi di latifoglie. Il corso d’acqua ha andamento a meandri, con scarsa pendenza e scarsa turbolenza, un substrato di fondo costituito da fango e sabbia.

Il regime idrologico è di tipo pluviale, cioè in parole meno tecniche vuol dire che la quantità di acqua presente nel corso d’acqua varia durante l’anno in funzione delle piogge, con una morbida principale ad aprile-maggio (quando la portata e’ abbondante a causa delle precipitazioni o dello scioglimento delle nevi) e due periodi di magra (quando la portata e’ minima in conseguenza ad un periodo di siccità) in agosto e dicembre.

Nelle sue acque sono stati trovati numerosi pesci: gobioni, vaironi, barbi, cavedani, ghiozzi, cobiti barbatelli, cagnette, pesci persici, lucci, piccoli siluri, pesci gatto, trote fario, carpe, gardon, boccaloni, bottatrici, persici sole…Guarda le foto nella gallery!

Nonostante si trovi a pochi chilometri dal Lago di Comabbio, con il quale condivide un’origine analoga, il Lago di Monate presenta caratteristiche estremamente diverse dal vicino lago. Il bacino lacustre occupa una superficie modesta (2,5 km2) ma, a differenza del Comabbio, raggiunge una profondità piuttosto elevata, con un valore massimo di 34 m e uno medio di 18 m.

Il bacino idrografico racchiude una zona collinosa che degrada verso la costa lombarda del Lago Maggiore: i punti più alti del bacino sono costituiti dalle colline presenti nei comuni di Comabbio e di Osmate, che rappresentano i punti oltre i quali le piogge finiscono nel Lago di Comabbio anziché nel Monate (è la cosiddetta linea di spartiacque).

Questo lago è alimentato da qualche sorgente sotterranea e da piccoli immissari non più lunghi di qualche centinaio di metri. Il suo unico emissario è proprio il Torrente Acquanegra, che porta le sue acque al più grande Lago Maggiore.

Il Lago di Monate, a differenza dei vicini Laghi di Comabbio e Varese, presenta una condizione di oligotrofia, con concentrazioni di nutrienti ridotte, buoni livelli di ossigeno e una trasparenza elevata: insomma una buona qualità nel complesso. E nelle sue acque puoi fare il bagno!

Grazie alla sua profondità e alla buona qualità delle acque, il Lago di Monate mostra ancora una vocazione ittica naturale a Salmonidi e Ciprinidi, come dimostrato dalla presenza del Coregone, unica specie pescata dai pescatori di professione.

Tuttavia, purtroppo, la comunità ittica del lago ha subito negli ultimi decenni un forte impoverimento: la consistenza della Trota lacustre e dell’Anguilla sono ridotte ai minimi termini, il Luccio è in crisi profonda, il Triotto e l’Alborella sono del tutto scomparsi e tutte le altre specie native mostrano consistenze al di sotto delle potenzialità del lago. La presenza di Barbo comune e Cavedano non è confermata da oltre vent’anni. D’altro canto, le specie esotiche invasive, grazie alle condizioni di oligotrofia del lago, non hanno trovato un “terreno fertile” per affermarsi sulle specie native, come è successo invece in tanti altri casi di laghi anche molto vicini a questo; in realtà nel Lago di Monate le specie alloctone dimostrano di non essere una minaccia prioritaria per i pesci nativi, anche se da tenere in ogni caso sotto stretto controllo! Le specie più affermate sono il Coregone, non invasivo e su cui peraltro agisce la pesca di mestiere, ed il Persico trota (detto anche Boccalone), nel mirino invece della pesca dilettantistica. Le Specie invece da monitorare e da contenere il più possibile sono il Siluro, il Gardon ed il Pesce gatto, in crescita nel Lago negli ultimi tempi.